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Cittadinanza italiana iure sanguinis dopo D.L. 36/2025: una legge contro i discendenti italiani all'estero


GUARDA ORA in differita il webinar sulla Cittadinanza italiana iure sanguinis

Un caloroso benvenuto a tutti voi discendenti italiani che siete uniti da ogni angolo del mondo!


Lo scorso 10 aprile 2025 si è tenuto un importante webinar dedicato alla cittadinanza italiana iure sanguinis.

Sappiamo quanto sia significativo, per i discendenti italiani nel mondo, questo percorso di riconoscimento delle radici.

Durante il webinar si sono approfonditi i requisiti, il processo e le ultime novità relative al

riconoscimento della cittadinanza per discendenza italiana.


Le comunità di discendenti italiani nel mondo costituiscono una risorsa di inestimabile valore per l'Italia, un potenziale che il nostro Paese non sta sfruttando appieno.

Si stima che la loro attività economica all'estero superi i 2.500 miliardi di euro, come rivela uno studio congiunto di The European House – Ambrosetti e della National Italian American Foundation.


Oggi, si contano oltre 80 milioni di persone di origine italiana sparse globalmente, un numero superiore alla popolazione residente in Italia (attualmente inferiore ai 60 milioni).


Questo apre una prospettiva su un contributo spesso sottovalutato che queste comunità potrebbero apportare alla crescita nazionale.

La diaspora italiana è una delle più significative della storia recente, un vero e proprio successo nel diffondere l'"italianità" a livello globale.

Tra il XIX e il XX secolo, più di 30 milioni di italiani emigrarono in cerca di migliori opportunità. Durante la Grande Emigrazione (1900- 1915), la Sicilia, il Veneto, la Lombardia e la Calabria furono alcune delle regioni che alimentarono maggiormente questo flusso, con oltre 1,1 milioni di partenze su un totale nazionale di 9 milioni.

Un tratto distintivo dell'emigrazione italiana è la sua diffusione in tutti i continenti: dalle

Americhe all'Europa, fino ad Africa, Asia e Australia.


Attualmente, il continente americano ospita la maggior parte dei discendenti, con circa 70 milioni di persone tra Brasile, Argentina e Stati Uniti.


Anche oggi l'Italia è caratterizzata da una notevole mobilità: quasi 6 milioni di italiani risiedono all'estero, tra cui molti giovani, un numero crescente di donne e laureati.

È fondamentale cambiare la prospettiva con cui si guarda a questo fenomeno: la diaspora non va più considerata una "fuga di cervelli", ma piuttosto una risorsa distribuita in tutto il mondo a disposizione dell'Italia.

Si calcola che le popolazioni di origine italiana generino nei paesi in cui vivono un valore

economico superiore a 2.500 miliardi di euro.

Inoltre, esse rappresentano un canale cruciale per rafforzare l'immagine e la reputazione dell'Italia a livello internazionale, preservando la sua identità storica e promuovendone la cultura.

Grazie al loro forte legame con la terra d'origine dei loro antenati e agendo come "ambasciatori" dell'Italia, le comunità della diaspora possono stimolare l'interscambio commerciale, attrarre investimenti, sviluppare relazioni politiche e accrescere il soft power italiano.


La valorizzazione del rapporto tra l'Italia e la sua diaspora può incentivare intere filiere

produttive. Ad esempio, il "turismo delle radici", che mira ad attrarre in Italia le comunità della diaspora, ha un valore potenziale di oltre 90 miliardi di euro, cifra che sale a quasi 200 miliardi considerando gli effetti indiretti sull'economia nazionale.

Molti paesi, come Cina e Francia, hanno adottato la valorizzazione della propria diaspora come una precisa strategia competitiva e geopolitica, investendo risorse e azioni relazionali a 360 gradi.

L'Italia, al contrario, non ha dedicato sufficiente attenzione a coltivare questo legame, commettendo un errore strategico.

Per recuperare il terreno perduto, è necessaria una comunicazione più completa ed efficace verso le comunità diasporiche, che valorizzi la realtà attuale del Paese superando la visione nostalgica di un'Italia stereotipata nel passato.


In questo contesto, è cruciale rafforzare la rete degli Istituti Italiani di Cultura per promuovere la lingua italiana all'estero. È inoltre fondamentale accelerare le procedure per la doppia cittadinanza, attualmente molto lunghe rispetto ad altri paesi come il Regno Unito, potenziando le strutture consolari che hanno subito tagli negli ultimi anni. Infine, seguendo l'esempio della Francia, occorre prevedere meccanismi, anche finanziari, per una relazione continua e strutturale con le associazioni che rappresentano le comunità diasporiche italiane, e rafforzare il sostegno a programmi di ricerca e formazione per studiosi e studenti di origine italiana.

L'Italia non potrà che trarre grandi benefici da tutto ciò.


L'indagine evidenzia come l'Italia sottoutilizzi il potenziale strategico della sua vasta diaspora (80 milioni di persone di origine italiana nel mondo, di cui 5,8 milioni con cittadinanza).

Ci si interroga sul perché paesi come Cina, Francia e persino l'Irlanda riescano a valorizzare meglio le proprie comunità all'estero per la crescita economica (esportazioni, investimenti, turismo) e l'influenza culturale.

Mentre queste nazioni investono in politiche mirate (promozione linguistica, sostegno alle

associazioni, programmi per il rientro di talenti e il turismo delle radici), l'Italia mostra un

dialogo inadeguato e procedure burocratiche lente (come per la cittadinanza).

Un suggerimento è imparare dalle strategie di successo di altri paesi, come l'Emigrant Support Programme e il "Back for Business" irlandesi, per trasformare la diaspora da "talenti perduti" a una preziosa risorsa per l'Italia.


IL PROGRAMMA ITALEA


Durante il webinarsi è parlato di un'entusiasmante novità per il turismo delle radici in Italia!

Oggi vi presentiamo un'importante evoluzione del programma ITALEA, promosso dal Ministero degli Affari Esteri.


Come molti di voi sapranno, ITALEA è nato con l'obiettivo di invitare i milioni di italo-

discendenti sparsi in tutto il mondo a riscoprire le terre d'origine delle loro famiglie. Un viaggio emozionante alla ricerca di cultura, tradizioni autentiche e luoghi meno conosciuti, ma ricchi di storia.

E proprio in questo contesto dinamico, durante il recente Congresso internazionale "Diaspore Italiane" a Genova, è stata annunciata una svolta significativa: la creazione di una rete nazionale dei Musei dell'Emigrazione italiana, parte integrante del progetto ITALEA.

Immaginate: un network di luoghi dedicati a raccontare la straordinaria storia dell'emigrazione italiana, un patrimonio di esperienze e memorie ora pronto ad accogliere i viaggiatori delle radici.

Questa iniziativa, finanziata dal PNRR con i fondi NextGenerationEU, mira a rendere ancora più profonda e significativa la connessione tra gli italo-discendenti e il loro Paese d'origine.

Il nome stesso, ITALEA, racchiude un significato potente: come una talea che, recisa e ripiantata, genera nuove radici e nuova vita, così l'emigrazione ha portato la cultura italiana in ogni angolo del globo.

Questo programma è un invito a riscoprire la "pianta madre", le nostre radici più

profonde. Come ha sottolineato Giovanni Maria De Vita, responsabile del Progetto Italea, questi musei custodiscono un patrimonio inestimabile che ora sarà messo a disposizione di voi, viaggiatori delle radici, ma anche del pubblico italiano, per comprendere appieno la portata e il valore della nostra storia migratoria e l'incredibile risorsa rappresentata dagli 80 milioni di italiani nel mondo.


Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli italiani all’estero della Farnesina, ha ribadito a Genova l'importanza cruciale di questi musei come custodi della nostra storia migratoria.


IL DECRETO LEGGE TAJANI


In questo contesto, il decreto Tajani 36/2025 è un'assurdità che viola un principio cardine del nostro diritto: l'irretroattività della legge, che deve valere solo per il futuro.


Non ravvisiamo alcuna ragione eccezionale che possa giustificare una simile retroattività,

siamo di fronte a un vero e proprio abuso di potere!

Non si può scardinare un fondamento del diritto italiano come lo ius sanguinis, il diritto di

cittadinanza per discendenza.

Un diritto inalienabile della persona, uno status fondamentale come la cittadinanza italiana, non può essere messo in discussione e regolamentato con un semplice decreto legge motivato da una presunta urgenza inesistente.


Il decreto legge è uno strumento per situazioni di reale EMERGENZA, e qui non c'è alcuna emergenza: la cittadinanza è materia di una legge vigente da cinquant'anni, non aggredibile con un decreto.


Il primo elemento di questo ABUSO è proprio lo strumento legislativo utilizzato. Il Ministro

degli Esteri, partendo da isolati episodi di illegalità, ha finito per colpire indistintamente

tutti i discendenti di lunga generazione, etichettandoli come criminali o persone che hanno intrapreso pratiche inutili, o individui che cercano il passaporto italiano per scopi futili.

La realtà è hanno DICHIARATO GUERRA a un principio secolare come lo ius sanguinis,

ignorando le chiare indicazioni della Cassazione, dal lontano 1907 fino alla recente sentenza delle Sezioni Unite del 2022, che ribadiscono che la cittadinanza italiana è UN DIRITTO IMPRESCRITTIBILE E SEMPRE TUTELABILE IN GIUDIZIO.


Non bisogna arrendersi, perchè il principio di irretroattività della legge è SACRO!


Non si può cancellare un diritto acquisito alla nascita.


Chi è nato da genitori o antenati italiani sotto la vecchia legge ha già la cittadinanza e

nessuno, tantomeno il ministro Tajani, può sottrargliela!


Il governo dovrebbe conoscere il significato delle parole che usa quando legifera.


È inconcepibile sostenere che questi discendenti con un antenato italiano non abbiano

"acquistato" la cittadinanza. Il termine è sbagliato: LORO HANNO ACQUISITO LA

CITTADINANZA ALLA NASCITA, non l'hanno comprata.


Si darà battaglia in ogni tribunale, fino alla Corte Costituzionale e, se necessario, anche a

livello europeo!


Ora il nostro obiettivo comune: non possiamo permettere che un diritto acquisito alla

nascita venga ELIMINATO con un atto di forza come il decreto legge, umiliando persone a cui l'Italia dovrebbe mostrare GRATITUDINE.


IL DIRITTO ALLA CITTADINANZA ITALIANA: UN PRINCIPIO DA DIFENDERE


È imperativo difendere il diritto alla cittadinanza italiana basato sullo ius sanguinis, oggi messo in discussione da un dibattito spesso manipolato da media e politica.

La legge deve rimanere un baluardo di imparzialità, al di sopra di ogni interesse di parte.

In un'Europa complessa, l'Italia vanta una risorsa straordinaria e sottovalutata: i suoi connazionali nel mondo.


I discendenti degli italiani all'estero non sono una minaccia, bensì un'opportunità, un

collegamento dinamico tra culture ed economie.


In un'ottica di difesa del territorio, l'Europa, e in particolare l'Italia, necessita dei suoi cittadini.


Gli italiani residenti all'estero sono sentinelle del nostro Paese nel mondo, rafforzando la nostra presenza globale e il nostro peso geopolitico.

La sterile contrapposizione tra ius soli e ius sanguinis è fuorviante; entrambi sono strumenti legittimi per favorire l'integrazione sociale.

In questo scenario critico, i giudici devono esercitare il loro ruolo di custodi della giustizia con fermezza, resistendo a pressioni politiche e populiste.


L'imparzialità deve essere la stella polare che guida l'applicazione della legge.

È cruciale comprendere il valore strategico della nostra comunità all'estero: oggi più che mai,l'Italia ha bisogno dei suoi cittadini nel mondo per ragioni storiche, culturali e, soprattutto, di strategia politica e difesa nazionale.

Gli italiani all'estero sono eredi di un diritto, custodi della nostra identità e ambasciatori della nostra nazione nel mondo.

Il futuro dell'Italia dipende anche da loro!


Giustizia per i discendenti italiani: comprendere la riforma della cittadinanza del 2025


Analisi del Decreto Legge n. 36/2025 (Decreto-Legge 28 marzo 2025, n. 36)


Come saprete, il 28 marzo 2025, il governo italiano ha introdotto una modifica significativa alle normative sulla cittadinanza attraverso un decreto-legge d'urgenza. Questo strumento legislativo straordinario ha bypassato la normale discussione parlamentare.


Conosciuto come decreto-legge Tajani, dal nome del ministro proponente, il provvedimento è stato sottoscritto dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, da vari ministri e dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo stesso giorno, è diventato immediatamente effettivo.


In base all'articolo 77 della Costituzione italiana, questo decreto-legge ha una validità di 60 giorni e necessita della ratifica del Parlamento per diventare legge definitiva.


In caso contrario, sarà annullato con effetto retroattivo.


In un testo conciso ma completo di mezza pagina, il decreto legge altera profondamente e introduce severe limitazioni ai consolidati principi di cittadinanza. Pur salvaguardando esplicitamente le richieste di cittadinanza presentate a tribunali, consolati o comuni entro la mezzanotte del 27 marzo 2025 (che continueranno ad essere processate secondo la normativa precedente), le nuove disposizioni si applicano a tutte le domande inoltrate dal 28 marzo 2025 in poi.


La trasmissione della cittadinanza è ora ristretta a due generazioni e subordinata a condizioni specifiche: o il genitore deve aver risieduto in Italia per almeno due anni, o il nonno deve essere nato in Italia.


Di conseguenza, i discendenti di seconda generazione non potranno più trasmettere la

cittadinanza italiana ai propri figli, determinando una progressiva estinzione della discendenza italiana tra le comunità di espatriati.


Oltre alle modifiche sull'ammissibilità alla cittadinanza introdotte dal decreto legge, il ministro Tajani ha anche accennato ad altre importanti riforme procedurali durante la sua conferenza stampa. Tra queste, spicca la prevista centralizzazione di tutte le pratiche di cittadinanza.

Sebbene ciò possa apparire come un passo positivo verso l'efficienza, l'ufficio centralizzato non è ancora operativo e richiederà probabilmente anni per la sua realizzazione. Nel frattempo, alcuni consolati hanno già interrotto i loro sistemi di prenotazione senza alcun preavviso, lasciando i richiedenti in una situazione di incertezza.


Contesto normativo e costituzionale

Il decreto legge può essere definito come avente una "vita breve e di scarsa rilevanza", e concordo pienamente con questa affermazione.

Sì, un governo ha la facoltà di superare il normale iter democratico.

La Costituzione italiana lo consente all'articolo 77, ma unicamente in situazioni di emergenza.


Il motivo per cui il ministro Tajani abbia promulgato questo decreto legge anziché attendere la revisione programmata delle leggi sulla cittadinanza da parte della Corte costituzionale rimane un interrogativo.

È improbabile che la Corte avrebbe modificato le leggi sulla cittadinanza; piuttosto, ci si aspettava che emanasse delle linee guida che definissero i principi che ogni futura legislazione sulla cittadinanza avrebbe dovuto rispettare.


È possibile che Tajani temesse che la sentenza della Corte avrebbe complicato i suoi tentativi di riforma. Se avesse avuto fiducia nel sostegno della Corte, avrebbe atteso per beneficiare della legittimità della sua decisione. Invece, il suo decreto legge ora è soggetto a un attento vaglio di costituzionalità in ogni tribunale.


Contestazioni giudiziarie e strumenti legali

L'urgenza del governo è stata probabilmente motivata dal desiderio di rendere operativo il decreto legge entro il 28 maggio 2025, anticipando l'udienza della Corte costituzionale. Evitando il controllo parlamentare e giudiziario, il governo ha prodotto un decreto legge costituzionalmente discutibile.


Socrate accettò una condanna a morte da Atene perché credeva che la legge fosse superiore alla volontà individuale.


Questo principio è ancora valido. I sistemi legali hanno meccanismi di autotutela che non possono essere annullati dal potere temporaneo.


In Italia, ogni giudice ha l'autorità di sottoporre una legge al vaglio della Corte costituzionale per verificarne la legittimità, garantendo la protezione dell'intero sistema giuridico.

Tuttavia, affinché un caso giunga alla Corte costituzionale, la legge deve prima essere contestata davanti a un giudice ordinario, il quale può poi sollevare la questione di costituzionalità se ritiene che vi sia un contrasto rilevante con la Costituzione.


La strategia futura

Maggiore è il numero di cause presentate ai tribunali civili che evidenziano il conflitto tra il diritto alla cittadinanza per nascita (iure sanguinis) e il decreto legge Tajani, che di fatto lo abroga se non rivendicato entro il 27 marzo 2025, maggiore è la probabilità che un giudice deferisca la questione alla Corte costituzionale.


La Corte costituzionale valuterà senza dubbio se le limitazioni retroattive ai diritti di cittadinanza siano legittime. Sebbene la non retroattività non sia esplicitamente sancita nella Costituzione, è un principio giuridico profondamente radicato e ribadito nelle sentenze della Corte costituzionale, a partire dal 2012.


Una nota della Corte del 2024 ha riaffermato la non retroattività come un

"valore fondamentale della civiltà giuridica".


Tuttavia, a causa degli arretrati giudiziari, è possibile che non emergano contestazioni legali significative prima dell'inizio del 2026. Una sentenza definitiva è improbabile prima della fine del 2026.

Guardando al futuro, individuiamo quattro importanti tappe e finestre di opportunità nello sforzo legale e costituzionale per tutelare i diritti dei discendenti italiani:


• La legge di conversione: nelle prossime settimane, il Parlamento esaminerà la

trasformazione del decreto legge n. 36 in legge ordinaria. Durante questo processo, il testo potrebbe essere modificato, estendendo potenzialmente le scadenze o alterando le disposizioni relative all'ammissibilità.


• La decisione della Corte costituzionale su questioni di cittadinanza correlate: prevista

per la seconda metà del 2025, questa decisione affronterà questioni costituzionali sollevate in precedenti leggi sulla cittadinanza. Potrebbe fornire interpretazioni utili e stabilire principi giuridici non considerati nell'attuale decreto legge.


Revisione costituzionale del decreto legge n. 36: se un giudice solleva una questione

formale di costituzionalità, la Corte può valutare la compatibilità del decreto legge con la

Costituzione italiana e con i principi giuridici superiori degli ordinamenti europei e

internazionali. Tale revisione non è prevista prima della metà del 2026, nella migliore

delle ipotesi.


• Potenziale valutazione secondo gli standard CEDU: se la Corte costituzionale non

affronta adeguatamente i principi stabiliti dalla Corte europea dei diritti dell'uomo

(CEDU), come la necessità che qualsiasi restrizione dei diritti sia preceduta da un periodo

transitorio ragionevole e che i diritti acquisiti siano trattati equamente, potrebbero

seguire ulteriori ricorsi legali a livello europeo. Questo sviluppo probabilmente non si

verificherebbe prima del 2027.


E' corretto e giusto che i discendenti italiani ricorrino ai Tribunali per difendere i propri diritti, infatti: Un ricorrente che agisce ora, in questa fase iniziale del decreto legge, mentre è in corso un serio dibattito istituzionale e pubblico sulla legittimità di un cambiamento così improvviso e radicale della legge sulla cittadinanza, potrebbe trovarsi in una posizione migliore per beneficiare delle tappe fondamentali delineate.


1) In primo luogo, il Parlamento potrebbe decidere di prorogare il termine iniziale alla data di conversione della legge, consentendo ai ricorrenti già registrati di rientrare nei tempi estesi.

2) In secondo luogo, se il governo dovesse modificare la legge in risposta all'imminente sentenza della Corte costituzionale, le nuove disposizioni non si applicherebbero retroattivamente.

3) In terzo luogo, se la pratica è stata archiviata, una decisione della Corte costituzionale che dichiara il decreto legge incostituzionale avrebbe un impatto immediato e diretto sul caso.


Pertanto, se non siete sicuri se procedere e presentare la vostra pratica, ora è il momento di difendere i vostri diritti!


Sì, ci sono dei rischi: ritardi, sentenze sfavorevoli e costi finanziari. Ma agire è l'unico modo per proteggere i diritti e la storia dimostra che le battaglie legali portano a progressi.

Senza le generazioni precedenti che hanno portato avanti i "casi del 1948", a migliaia di persone sarebbe stata negata la cittadinanza.


La battaglia è giunta fino alla Corte di Cassazione diverse volte senza successo. Nel 2009, la Corte si è finalmente pronunciata a favore dell'uguaglianza: le donne potevano trasmettere la cittadinanza ai loro figli.


Questa brusca modifica alla legge sulla cittadinanza è, a nostro avviso, costituzionalmente illegittima.


Che facciate domanda ora o in seguito, crediamo che tutti gli individui nati prima di

una riforma costituzionalmente valida dovrebbero mantenere il diritto di rivendicare la

cittadinanza italiana iure sanguinis.


La strategia legale, immediata o a lungo termine, si basa su questo principio fondamentale:


AGIRE ORA PER DIFENDERE E PROTEGGERE I VOSTRI DIRITTI!

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